Sprofonda la Salernitana. Nella settimana che condurrà all’aritmetica retrocessione, la squadra granata perde tuttavia e aggiorna quasi tutte le statistiche negative: zero vittorie nel 2024, undicesima sconfitta casalinga, un solo successo all’Arechi, 70 gol al passivo, peggior attacco, minor numero di tiri verso lo specchio della porta, peggior dato sul possesso palla, nessun clean sheet fra le mura amiche ora mai da maggio del 2023. Può meravigliarsi di questo rendimento fra i peggiori della storia della categoria soltanto chi non ha vissuto quelle vicissitudini che hanno indebolito la Salernitana sin dal ritiro estivo a Rivisondoli. La contrattazione fra Sousa e il Napoli, l’assenza di volti nuovi nei primi 40 giorni di lavoro (al punto da dover usare i portieri come calciatori di movimento nelle partitelle tattiche), l’algoritmo, i quattro allenatori cambiati, il ritorno di un Sabatini giunto a -2 e adesso in B con un mese d’anticipo, un team che non è mai diventato squadra e che basava le proprie fortune su un talento di 38 anni – Candreva – in fase calante da svariate settimane e ora mai al passo d’addio. Se aggiungiamo il mai risolto caso Dia (multe, mal di pancia, mancate convocazioni, azioni legali e qualche 4 in pagella), la querelle stadio e i rapporti non idilliaci con l’amministrazione comunale locale, possiamo dire che la retrocessione è logica conseguenza di un’annata ricca di errori e contraddizioni.
Solo la tifoseria prosegue a fare in pieno la propria parte. Ieri, al netto degli scontri fuori dell’Arechi (per i quali sono in arrivo sacrosanti provvedimenti), in 15mila hanno cantato fino dopo lunghi sforzi sostenendo la squadra del cuore con civiltà e sportività. Nessun coro contro il patron, nè striscioni di protesta. Tutt’altro modus operando rispetto agli anni scorsi, allorchè società che hanno riportato Salerno dalla D a San Siro venivano osteggiate di continuo nel timore che il regolamento vietasse il grande salto. Solo il Centro di Coordinamento, simbolicamente, ha preso la decisione di non esporre gli striscioni. Per il resto un clima mix fra indifferenza e rassegnazione, con il sottofondo assordante della Sud e tanta amarezza allorchè la squadra, al triplice fischio, è rientrata negli spogliatoi rifiutando ogni confronto.
In tribuna c’era pure il patron Danilo Iervolino, accolto trionfalmente due anni fa e adesso nel mirino della critica. Rispetto al passato, il patron ha scelto la strada del silenzio. Non è, dunque, dato sapere se la Salernitana è in vendita, se allestirà una rosa per risalire subito o se prevarrà la volontà di sistemare i conti e vivere un torneo d’assestamento. La piazza attende, sperando si possa spiegare il vero motivo delle promesse fatte e dopo clamorosamente disattese. Qualche mese fa, l’Italia calcistica ammirava un imprenditore facoltoso e vincente che prospettava una Salernitana in zona Europa, subito dopo le grandi e “mai più ultima”. Al punto da trattare Cavani e offrire 25 milioni di euro per Pinamonti. Nella giornata odierna tanta confusione, voci che parlano di un disimpegno e un Arechi freddo impaurito dall’assordante silenzio. A chi giova tutto questo?
Image:Getty
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