L’ex commissario tecnico della Nazionale italiana vice campione d’Europa nel 2012, ha conversato a Radio Rai dopo la disfatta degli azzurri contro la Svizzera di sabato scorso: “Allorchè succedono questi eventi, vediamo tutto nero. Sono più di 15 anni che stiamo dicendo le stesse cose, ora è il momento di farle. Dobbiamo provare a curare oltre i nostri settori giovanili e i nostri centri federali, dobbiamo provare a comprendere come far crescere il talento in Italia, perchè c’è ma con tutta probabilità soffocato da questo calcio geometrico che fin da bambini gli allenatori propongono. Dobbiamo ritornare a un calcio sano, ove imprevedibilità e fantasia individuale devono essere padroni del gioco del calcio. Noi negli ultimi 15 anni abbiamo seguito delle mode: il possesso palla e il giochismo. Abbiamo prodotto buoni, ma non ottimi calciatori dal giudizio tecnico, ma abbiamo perso le punte, gli esterni che giocano l’uno contro l’uno. Ci vorrebbe avere tempo, tuttavia bisogna potere fare le cose. Devono mettersi assieme la Federazione e la Lega e mettere sul terreno di gioco un programma sportivo ampliato a 360 gradi fin dai bambini, allora sì che saremo tuttavia protagonisti e avremo pure noi i talenti che abbiamo sempre avuto”.
“Da un po’ di tempo sostengo che la Federazione dovrebbe far crescere i selezionatori in casa, prendere gli ex campioni del mondo e convincerli a far qualche cosa per il nostro movimento. Abbiamo cercato di portare gli allenatori in Federazione. Chiaro che ci vorrebbe avere il tempo. È facile dire che Spalletti non è un selezionatore, ma con la Svizzera cosa poteva fare Luciano? Ha provato a cambiare, le ha provate tutte, ma sono mancati temperamento, carattere, determinazione, voglia di vincere. Se ci fosse stato sul terreno di gioco un Chiellini, con tutta probabilità avremmo fatto qualche cosa in più. I protagonisti sono i calciatori: il tecnico può fare tanto, ma se gli interpreti sono questi…Molte squadre sono uscite con dignità, noi non lo abbiamo fatto”.
Adesso rischiamo davvero di non andare ai Mondiali: “Il rischio c’è. Allorchè nel 2014 fummo eliminati, in conferenza stampa dissi: ‘ma siamo sicuri che nei prossimi anni ci andremo?’ Già ai tempi avevamo dei dati che mostravano un trend di grande negatività in prospettiva: una grandissima competenza e grandi risorse fino ai 19-20 anni, siamo competitivi a livello mondiale ma in seguito abbiamo un buco incredibile, da anni. Non riusciamo a proporre calciatori in prima squadra, a farli crescere, a dar loro una forza morale forte e per questa ragione li perdiamo. Forse la Federazione deve fare qualche cosa in più, deve provare a farli crescere in casa i ragazzi. Qualche giornalista mi ha chiamato dopo qualche anno dicendomi: ‘ai tempi ti abbiamo preso in giro ma dovremmo chiederti scusa’. Ma non è che io sia un indovino. La nostra crisi parte da piccolini, continuiamo a essere di moda crisi e questo è il momento di fare, di mettere sul terreno di gioco delle proposte, di creare un pool di persone che abbiano voglia di dare qualche cosa al calcio. Non servono i contratti, serve la volontà di fare qualche cosa”.
Capitolo stranieri: “La prima partita che vidi da ct nel 2010 fu la Supercoppa Inter-Roma. Sul terreno di gioco c’erano due italiani: De Rossi e Totti. Mi sono detto che forse c’è qualche problema se in una Supercoppa Italiana ci sono solo due italiani. Abbiamo sempre rimandato la complicazione. Per tale motivo dico che a questo punto è il momento di fare qualche cosa per tale motivo calcio. Ma è mai possibile che Federazione e Lega abbiano un’idea di calcio totalmente diversa? Se non cambi questo rapporto, diventa tutto complicato”.
Image:Getty
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