Il noto giornalista Giorgio Porrà, presente al Premio Fair Play Menarini a Firenze, ha proferito ai media presenti, fra cui noi di TMW. Inizia con un ricordo di Comunardo Niccolai: “È un pezzo di cuore per noi cagliaritani, come tutti i componenti di quella squadra magica e irripetibile. Una famiglia allargata, una formazione più Gigi Riva, l’eroe popolare. Negli ultimi anni ha sofferto il distacco da parte dei suoi compagni… Ogni volta che se ne va un pezzo di quella squadra, sanguina tutta la Sardegna. Niccolai era un giocatore passato alla storia per l’etichetta di fuoriclasse degli autogol, totalmente infondata se guardiamo le statistiche, considerato che Baresi e Ferri ne hanno fatti oltre. Lui ma quasi si compiaceva: meglio essere ricordati in questo modo che per nulla. E i suoi autogol avevano una caratteristica, erano d’autore e mai banali. Ricordiamo tutti ciò che fece a Catanzaro in ultimo minuto, allorchè fu confuso da un fischio partito dagli spalti. Pensò al penalty e con rabbia scagliò un tracciante all’incrocio… Lo ricordiamo col sorriso e peraltro era uno stopper di livello altissimo. La frase di Scopigno, in seguito, è passata alla storia pure se lui in seguito l’ha smentita. Fa parte del suo humour dissacratorio…”.
Una valutazione sull’Italia a Euro 2024.
“La Nazionale è stata uno strazio, uno scempio che nessuno di noi poteva immaginare. Prima degli Europei ho dipinto un ritratto di Spalletti come lucido visionario capace di avere idee geniali e di trasferirle, viceversa ho cannato completamente come la maggior parte degli osservatori. A onor del vero le sue idee non hanno trovato campo fertile: forse Spalletti ha preso troppo sul serio il suo ruolo di allenatore ma in Nazionale è più utile fare il selezionatore, difficile lasciare una traccia idelogica. Credo sia corretto che Spalletti rimanga, diamogli tempo, ma il tasso tecnico complessivo del nostro calcio… Oltre alla questione tecnica ma ce n’è una etica e morale: è inconcepibile offrire uno spettacolo di quel tipo, rappresentare il paese con un aspetto catatonico, remissivo verso del gioco. Questo è più inaccettabile di ogni negligenza tecnica”.
Che ne pensa di Palladino alla Fiorentina?
“Ha la visione progressista come Italiano, reiteratamente ho detto che mi dispiace che il suo ciclo a Firenze si sia chiuso senza un alloro continentale che meritava. Di questi allenatori il mondo del pallone italiano ha bisogno come il pane sennò collassa. Ci sono differenze fra Palladino e Italiano: il primo può emanciparsi dall’etichetta che lo accompagna da lunghissimo tempo, di essere un nipotino di Gasperini. Credo punterà sopratuttto su un blocco italiano, come a Monza. Pure questo è un pensiero che fa bene per guardare comn un minimo di ottimismo al riscatto del nostro calcio. Kean è quasi ufficiale: non è esattamente la punta che piace a me, ma Palladino l’ha voluto fortemente ed evidentemente sa come rilanciare questo talento. Non mi dispiace pensare a Lucca in orbita viola: mi pare abbia fisico e colpi per una rapida affermazione. Potrebbe pertanto essere un prospetto per la Fiorentina… Mi dispiace viceversa per gli addii di Bonaventura e Castrovilli, per il quale pensavo a una carriera diversa. Ma sono un ammiratore della gestione Commisso”.
Fra gli obiettivi c’è pure Zaniolo.
“Mi pare di aver capito possa aver preso un’altra direzione… Allorchè è esploso ero quasi convinto che potesse rappresentare il fuoriclasse atteso da anni. Non penso più la stessa cosa ma non è detto che, trovando un minimo di equilibrio e capendo i doveri della professione, non abbia tempo e spazio per affermarsi in modo definitivo. Ha una potenzialità enorme e l’età per essere sperimentato pure in altri ruoli”.
Image:Getty
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