Bruttina la prima amichevole, ma non molto meglio la seconda.
Giudizio parecchio severo che poco si discosta da quanto avrà pensato Thiago Motta e la stragrande maggioranza dei tifosi. Il calcio d’estate è pure questo, figuriamoci allorchè i cambiamenti superano le certezze dell’anno prima. Contro il Norimberga c’era da fare i conti con una preparazione appena abbozzata e con la presenza massiccia di calciatori inesperti pure solo per affrontare una compagine già pronta per cominciare la stagione nella seconda divisione tedesca.
Una settimana dopo, altro test con i francesi del Brest, rivelazione della scorsa stagione transalpino e possibili avversari in Champions. L’asticella si è alzata come pure la tenuta fisica della maggioranza dei bianconeri, spremuti dai nuovi metodi di allenamento dello team e dalle “rivoluzionarie” idee di gioco votate non solo più all’attesa.
Qualche cosa da capo si è visto, tipo l’idea di cambiare impostazione con frequenza e aumentando costantemente la densità offensiva, pure se le cose più interessanti le hanno offerte i nuovi arrivati come Cabal e Thuram, nonostante imprecisioni e gli errori costati i due gol, e Douglas Luiz capace di comandare il pallone con qualità e tempistiche superiori. Una formazione eppure tuttavia aspra e incompleta. Aspettando Todibo, Koopmeiners e un esterno alla Adeyemi.
Federico Chiesa – La situazione più chiara, ma simultaneamente complessa da risolvere riguarda Federico Chiesa. Schietta la domanda dei cronisti come pure la risposta di mister Motta che ha in concreto certificato l’esclusione dell’esterno offensivo dal progetto bianconero. «Chiesa? Su di lui (e altri) la decisione è stata presa». Giusta o sbagliata che sia, Chiesa non sarà più un giocatore della Juventus e poco importa il modo quanto piuttosto il fine che abbasserebbe il monte ingaggi e spalancherebbe la possibilità di affondare la botta su un giocatore offensivo (giocatore della fascia centrale del campo o ala) con una visione di gioco molto meno individualista.
Forse mal consigliato da parenti e procuratori, Chiesa ha provato a tirare la corda nell’anno meno congeniale per farlo, in attesa di una chiamata di prestigio dall’estero o ora pure di un assist di Conte o addirittura di Marotta.
Il primo senza Coppe e con l’asso nella manica di poter sacrificare Raspadori, il secondo pronto a tessere la tela del nemico senza scrupoli, a quattro mesi dallo sgarbo di poter affondare la botta addirittura a parametro zero.
Image:Getty
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