Un altro risveglio amaro per i tifosi del Parma, dopo quello di due settimane fa post sconfitta contro il Napoli. Questa volta, la sconfitta della squadra di Pecchia è arrivata in modo ancor più inspiegabile e fa tuttavia più male. Farsi recuperare in casa due gol di vantaggio da un ad ogni modo ottimo Udinese, non può dipendere solo dagli episodi, ma è sicuro sintomo di una qualche difficoltà che va risolta. Se a Napoli la grande attenuante per la sconfitta era l’espulsione di Suzuki, nella giornata odierna lo stesso non può succedere per il rosso a Keita. Per due motivi. Innanzitutto, se nel giro di due partite subisci due espulsioni in questo modo, ci sta qualche cosa da registrare. Farsi espellere con in questo modo parecchi minuti da giocare, con un risultato in dubbio, per delle ingenuità, non è perdonabile. L’espulsione di questa sera si ricollega a quella di Suzuki: pure Keita è tuttavia un ragazzo giovane, che il Parma ha pagato fior fior di denaro e che per tale motivo sente addosso la responsabilità di dimostrare il proprio valore. Un giocatore che non conosce il mondo del pallone italiano, ma che nei piani del Parma arriva subito per essere un elemento chiave dell’undici di Pecchia. La foga ieri lo ha portato a commettere uno sbaglio imperdonabile, che ha in concreto spianato la strada all’Udinese. Diciotto minuti sul terreno di gioco, due gialli e diversi palloni sbagliati. Con tutta probabilità il ragazzo ha accusato la pressione e a questo punto, dopo un inizio da incubo, Pecchia dovrà lavorare con estrema attenzione per restituire serenità al suo giovane mediano. Tornando tuttavia al discorso scorso, perché il rosso a Keita non può essere un’attenuante? Perché il Parma, già prima dell’espulsione, si era fatto recuperare e stava penando tantissimo.
L’impressione è stata che ad inizio del secondo tempo ci sia stato un calo a livello fisico e mentale. Partendo dall’analisi sul piano atletico, la squadra sembrava in ritardo in molte situazioni e non riusciva più a coprire le stesse distanze del primo tempo. In questo modo facendo, a centrocampo il Parma ha iniziato a soffrire l’inferiorità numerica e la fisicità dei giocatori di centrocampo dell’Udinese e in maggior misura non è più riuscito ad arginare l’ampiezza del 3-5-2 di Runjaic, permettendo a Kamara di fare ciò che voleva sulla corsia di sinistra. Dopo in area ci hanno pensato i centimetri di Lucca e Davis a decidere il destino, contro un Circati non in serata di grazia. Ma le complicazioni del Parma si erano viste già in avvio di ripresa: con Man e Mihaila poco brillanti, i gialloblu non riuscivano a ribaltare il fronte con pericolosità. Questo ha permesso agli ospiti di prendere coraggio e in maggior misura campo. La squadra di Pecchia si è trovata lontana dalla porta e senza le forze fisiche per ribaltare il fronte, iniziando a subire ogni attacco dei bianconeri. Pure Pecchia lo ha confermato: “Durante la seconda parte della gara abbiamo fatto tutto con un livello più basso. Allorchè non fai tutto al massimo succede questo. Siamo stati più sporchi nel palleggio, meno cattivi nel pressing e nella riagressione”. Inoltre, con il calo di Bernabé sono emerse pure tante difficoltà nella costruzione e nella gestione del pallone. Finché lo spagnolo gestiva la manovra con qualità e rapidità, il Parma ha espresso un gioco fluido e dinamico. Allorchè l’ex City è calato ed è uscito un po’ dai radar, gestendo meno palloni, la squadra non è più riuscita a mantenere il palleggio e a trovare soluzioni.
L’altro grande tema, oltre alla tenuta fisica, riguarda l’aspetto psicologico. Ci sta un dato su questo prime quattro giornate che testimonia perfettamente le complicazioni del Parma nella gestione: se le partite fossero terminate con i risultati del primo tempo, la squadra di Pecchia sarebbe in testa a punteggio pieno, senza gol subiti. Contrariamente, con i risultati nella seconda frazione di gara, il Parma sarebbe ultimo, ad un solo punto e con un solo gol realizzato. Una differenza in questo modo netta che non può essere spiegata solo con un calo fisico, ma è correlata pure ad una difficoltà sul piano mentale. Non della voglia di portare a casa il risultato, che non è mai mancata, ma sulla capacità di prendere scelte con lucidità pure nei momenti di maggiore sofferenza. E’ proprio la lucidità ciò che è mancato a Suzuki e Keita. Una difficoltà nella gestione del vantaggio che già era emersa nella prima parte dell’avventura di Pecchia a Parma. In quel caso si trattava chiaramente di una mancanza psicologica, una costante paura di esser recuperati come già avvenuto reiteratamente. A questo punto bisogna nella maniera più assoluta scacciare subito questi brutti fantasmi e ritrovare la serenità e la lucidità necessarie per non buttare al vento l’ottimo lavoro svolto nelle prime fasi di gara. Ci sta da lavorare sul piano atletico e in maggior misura sul piano mentale. La Serie B magari qualche volta perdonava, la Serie A no. Sbagli? Vieni punito. Il Parma deve impararlo al più presto, perché sono già 11 i punti persi nella seconda frazione di gara. Una formazione giovane, che forse paga l’inesperienza, ma che deve immediatamente correggere il tiro: è vero che da questi errori si impara, ma la Serie A non ti aspetta e per salvarsi bisogna mettere da parte più punti possibile quanto prima. Con questi errori non ti salvi.
Image:Getty
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