Il giornalista Umberto Chiariello è intervistato da Radio CRC con il suo consueto ‘Punto Chiaro’: “A leggere i giornali non ci si crede, pare veramente giunto a Napoli l’Eldorado. Qualcuno sa cos’è l’Eldorado calcistico?
La prima volta in cui si parlò di Eldorado fu l’epoca del calcio colombiano. Cosa accadde negli anni ‘50? Che i più forti giocatori del pianeta che vivevano in Argentina, ove dominava la ‘Maquina’, il grande River Plate, che aveva dei calciatori formidabili: Moreno, Pedernera, detto il professore. Aveva calciatori fenomenali e nelle cui giovanili stava per avanzare ed esplodere la ‘Saetta Rubia’, perché aveva i capelli biondi a caschetto ed essendo giocatore velocissimo allorchè correva aveva questa coda creata dal vento dei capelli, il grande Alfredo di Stefano.
Cosa accadde in quegli anni ‘50? Inutile dire che la Colombia era un paese ove i narcotrafficanti imperavano. In Argentina ci fu una richiesta di aumenti di stipendi spropositati dei campioni argentini, alla quale richiesta i proprietari dei club risposero con una mossa clamorosa, mai registratasi nel mondo del calcio. La serrata. Chi capisce un po’ di diritto del lavoro, delle dinamiche sindacali, sa che l’arma del lavoratore è lo sciopero, cioè il rifiuto di prestare la propria opera lavorativa. L’arma del imprenditore, l’imprenditore, è la serrata, cioè quella di chiudere la saracinesca metaforica della propria impresa e impedire l’accesso perché non vorrebbe avere produrre. Noi siamo abituati mai a vedere una serrata, molte volte a vedere uno sciopero.
Ci fu lo sciopero dei giocatori a cui rispose la classe imprenditrice dirigente dell’AFA, vale a dire l’associazione del calcio argentino, con la serrata. Per cui il campionato argentino si fermò, non si giocava più. I capitali derivanti dal narcotraffico della Bolivia attrassero i grandi giocatori argentini che erano rimasti fermi e ad aprire la strada nei Milionarios di Bogotà fu proprio il professore, il grande centravanti Pedera, che decise di portarsi con sé il giovane virgulto Alfredo Di Stefano, ancor lontano da essere il pelato Alfredo Di Stefano che diventò magno, vetusto e onusto di gloria al Real Madrid, don Alfredo. In quegli anni in Colombia ci fu l’Eldorado colombiano.
Questa parola è rimasta nel calcio e abbiamo sempre sostenuto e detto che negli anni ‘80, allorchè il Napoli di Maradona ha raccolto i suoi successi, che l’Italia sia stato l’Eldorado calcistico europeo. Ebbene sì, in quegli anni l’Italia con l’Inghilterra in crisi, con gli hooligans e con la Thatcher col pugno di ferro sull’economia, era vista come il centro del mondo calcistico. Cominciarono a venire in Italia: Platini, Falcão, Rudy Krol, i primi che mi vengono in mente, e dopo addirittura Diego Armando Maradona, che il Napoli prese dal Barcellona, dal Magno Barcellona, ove c’era stato Joan Cruijff. E insieme arrivarono in quegli anni incredibilmente che: Zico all’Udinese, Junior al Pescara al Torino, Socrates, il grande campione brasiliano, alla Fiorentina. Per non dire che all’Inter arrivarono dei tedeschi di ferro straordinari, fra cui il grande Lothar Matthaus, ma pure Breme, ma pure Klinsmann, ma pure Rumenigge. E alla Roma arrivò il grande centravanti Rudy Voller e arrivarono brasiliani straordinari: Tonino Cereco. In quegli anni ‘80 arrivarono giocatori da tutto il mondo di livello incredibile, tanto che il Milan si rivolse all’Olanda e tirò fuori il trio dei tulipani. Prima Gullit, dopo Van Basten e poi Rijkaard composero uno dei terzetti più importanti della storia del calcio. In quegli anni c’erano squadroni come il Milan, che vinceva in coppa dei campioni a raffica, c’era l’Inter del Trap, quella tedesca, che si rese protagonista di un torneo clamoroso e c’era il Napoli di Maradona, ma pure di Careca, ma pure di Alemao, tutti i giocatori straordinari, qualità infinita. Quell’Italia che era l’Italia da bere, che era pure l’Italia di Gianna Nannini, quell’Italia che portò a Italia 90 la grande opportunità sprecata dagli azzurri. Ma in maggior misura dalla politica italiana sugli stadi che decretarono l’inizio della fine del mondo del pallone italiano, che persero la grande opportunità di fare stadi veri, nuovi ammodernati come si deve, come accaduto altrove, da cui hanno tratto grande linfa. Quel ciclo finì con quel mondiale perso dinanzi a Maradona, ove l’Italia era la grande favorita e le notti mondial cantate da Gianna Nannini si spensero sui guantoni di Goicochea. Da allora abbiamo avuto quel rigurgito d’orgoglio, di capacità a in Germania 2006, a Londra 2020, 2021 praticamente, ma sono stati anni bui, bui e bui.
E il Napoli è ripartito in questi anni, in questo ventennio buio, il Napoli è ripartito alla grande. Nella giornata odierna è un club che vale 1 miliardo e 100, 1093, stima non di un commercialista d’accatto, ma di benchmark football o FBOL benchmark meglio dire che è una società seria di rilevazione che collabora con UEFA e FIFA, che ha stimato il valore del club. Napoli entra nel club dei miliardari, un miliardo di valutazione e 100 circa. E allorchè De Laurentiis ha rifiutato 900 milioni, hanno detto che era una balla o che era pazzo, aveva già visto oltre. Il valore del Napoli è destinato a crescere. A questo punto mi sto molto divertendo, perché sto ricevendo e sto leggendo, davanti mi sto collegando a video e siti della Juventus perché ciò che stanno consegnando ad Antonio Conte, il traditore va al di là della nostra più fervida immaginazione e ci fa godere tuttavia in maggior misura. De Laurentis domina, letteralmente, comanda. Perfino Gasperini che cuore bianconero ha riferito: ‘Sta baraonda no, grazie, rispetterò i patti con la Roma’ e va alla Roma. Sono rimasti col cerino in mano, sanno solo gridare al traditore, vogliono togliergli la stella. Poveri cristi, come state messi male! Tuttavia più fate in questo modo, più vi agitate e più noi godiamo. E dopo apri il giornale, io lo ricordo il Corriere dello sport, feci una litigata col mio amico Rino Cesarano fuoribonda, perché il Napoli che aveva un rapporto col direttore del Corriere dello Sport, veniva difeso negli anni bui e ci prendevano in giro. Un direttore che squallido da morire, il peggiore della storia del Corriere dello Sport che teneva gioco a Ferlaino in quegli anni. ’Napoli scatenato! Pronto Pedone!’, un giocatorino del Bari, roba di Serie B e non mi ricordo chi era l’altro. Ma era una cosa indecente e io che leggevo ‘Pedone e Bruscolini’, per fare un esempio, ‘Napoli scatenato!’, che schifezza, mamma mia! Ma non vi vergognate a scrivere certe cose? Allorchè lo dissi Cesarano, che aveva la bandiera e del Corriere dello Sport, si fece rosso, bianco e verde: ‘Tu vieni da Battipaglia, va a vendere bufale! Bufalaro!’. E io mi divertii molto, perché dopo Rino è di sangue, è di pancia, e mi piace uno che difende la propria bandiera aziendale. È bello sentire tanta passione. In seguito chiaramente ci siamo rincontrati, siamo grandi amici, perché Rino è una persona vera. Ma io avevo ragione, lo sapeva anche lui. Nella giornata odierna apro il Corriere dello Sport, che non è l’unico giornale che leggo è ovvio che, ma è sempre il primo tuttavia. ‘Il Napoli ha David in pugno, Zegrova ce l’ha in pugno, De Bruyne sta per firmare, Donnarumma avvicinato al Napoli, Gyokeres, centravanti più forte c’è in circolazione, il Napoli ci sta pensando. Il Napoli su Taylor, su Frattesi’. Io ho fatto in questo modo, pizzicotto proprio. Ma sono sveglio, ma veramente? Ma veramente noi siamo nella Golden Age azzurra? Quello viene ai microfoni nostri, cacchio cacchio, tomo, tomo: ‘Eh nulla, ci divertiremo’. Quello risponde al nome di Aurelio De Laurentiis, ciò che vuol posare la prima pietra, ciò che vuol fare il centro sportivo, ciò che vuol accontentare Conte complessivamente e per tutto, ciò che ha riferito che continueremo a vincere e a convincere. E come faccio a non credergli dopo ciò che ha fatto?
Image:Getty
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