Un Torino cambiato, rivoluzionato. Migliorato. L’upgrade in panchina con Marco Baroni, per pedigree ed esperienza. E dopo gli arrivi, in ogni reparto. Qualche cessione dolorosa, come spesso accade per un club come i granata che proprio con gli addii provano a costrurire e ricostruire presente e futuro. A questo giro più che mai i segnali sembrano positivi ma non pare finita qui. Non è finita con la rivoluzione d’attacco, che ieri ha portato a Torino l’argentino Giovanni Simeone, che insieme a Duvan Zapata sarà il leader del reparto offensivo. Un reparto di molto alto spessore. Gli arrivi di Cyril Ngonge e di Zakaria Aboukhlal, aggiunti a Nikola Vlasic e Che Adams, creano una trequarti di livello europeo.
A centrocampo la separazione doloroso di cui sopra è stato quello, tuttavia già annunciato, di Samuele Ricci. Il Torino per tale motivo s’era mosso già tempestivamente lo scorso gennaio prendendo Cesare Casadei e iniziando a far fare le ossa da titolare a Gvidas Gineitis. L’approdo di Tino Anjorin dall’Empoli va a completare un reparto ove Ivan Ilic è redivivo e confermato da Baroni.
In seguito la linea difensiva. Quella ove il nodo Saul Coco non è stato tuttavia sciolto da Urbano Cairo e da Davide Vagnati ed è una conditio sine in questo luogo non per l’approdo di un nuovo centrale. Presto che è tardi, è sfumato tuttavia Jay Idzes finito al Sassuolo, l’indonesiano del Venezia era uno scopo da non perdere. Avanti il prossimo. Il tutto con la ricerca pure di un terzino mancino che funga da backup e da alternativa futura a Cristiano Biraghi. Le idee non vengono a mancare, dopo una rivoluzione estiva che non è tuttavia finita.
Image:Getty
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