Una vicenda che rimarrà agli annali come un duro colpo per la Serie A e la sua immagine internazionale. L’idea di disputare la partita Milan-Como a Perth, in Australia, è naufragata nel caos tra critiche, polemiche e difficoltà politiche che hanno rappresentato un ostacolo insormontabile al punto da far svanire ogni possibilità di realizzare quello che doveva essere un progetto innovativo per il calcio italiano.
Era stata annunciata come la partita del futuro, un’anteprima di ciò che potrebbe diventare il campionato italiano, pronto a espandersi oltre i confini europei. “Spero che sia una gara apripista in funzione di ciò che sarà il futuro del calcio”, aveva dichiarato Massimiliano Allegri prima di Napoli-Milan a Riyadh, evidenziando con entusiasmo un’occasione storica. Tuttavia, a distanza di pochi giorni, la realtà è apparsa molto diversa.
Durante la settimana infatti, nonostante il parere di scetticismo da parte di molti, la Lega Serie A sembrava intenzionata a portare a termine l’operazione, accettando anche condizioni complesse come la designazione di arbitri asiatici per una partita del campionato italiano, un primato assoluto. Si pensava si trattasse solo di superare alcuni dettagli burocratici. Ma così non è stato.
Il dietrofront è arrivato in modo netto e inatteso: la partita è stata ufficialmente cancellata. La motivazione è stata spiegata nel comunicato della Lega Serie A, con le parole del presidente Lorenzo Simonelli che ha chiarito il motivo dello stop. “A fronte di un’escalation di ulteriori e inaccettabili richieste sopraggiunte nelle ultime ore da parte dell’AFC nei confronti della Federazione Australiana e di conseguenza del Governo della Western Australia e della Lega Calcio Serie A, è diventato impossibile disputare la partita Milan-Como a Perth”, ha commentato Simonelli.
Dietro questa cancellazione ci sono questioni che vanno oltre il solo campo da gioco: “La politica calcistica, le questioni legali e la burocrazia”, come ha spiegato la ministra dello Sport australiana Rita Saffioti, sono state il principale ostacolo. “Questo progetto è stato preparato per 12 mesi e abbiamo fatto tutto il possibile per portarlo a termine, ma le complicazioni politiche e burocratiche hanno bloccato ogni possibilità di realizzazione”.
Un fallimento che dipinge un quadro desolante per il calcio italiano, ormai alle prese con una credibilità compromessa a livello internazionale. Non soltanto perché un evento così innovativo è stato spazzato via dopo mesi di lavorazioni e tensioni, ma anche perché fa emergere le contraddizioni di un sistema non ancora pronto a gestire l’internazionalizzazione del campionato con una strategia chiara e condivisa.
Il tentativo di portare una partita di Serie A dall’altra parte del mondo, con tutte le sue implicazioni organizzative e politiche, si è trasformato in un brutto capitolo da cui il calcio italiano dovrà trarre indicazioni importanti per il futuro. La speranza, rimarcata dallo stesso Allegri pochi giorni fa, era che questo esperimento potesse aprire una nuova era per il calcio nostrano, ma per ora quel futuro è rimandato.
Tra le trattative mancate, la pressione dell’AFC (Asian Football Confederation), e le tensioni con gli enti locali australiani, si è consumato un vero e proprio caso che ha visto scontrarsi interessi sportivi, politici e economici, con la Lega Serie A e le società coinvolte in mezzo ad un intreccio molto più grande di una semplice partita di campionato. L’annullamento di Milan-Como a Perth segna quindi un punto di riflessione significativo per il presente e il domani della Serie A, un campionato che ambisce a crescere ma che, per farlo, dovrà prima superare barriere ben più intricate del terreno di gioco.