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L’Italia che vince, una nazionale che pare un club, Euro 2020 più vicino. Il fattore Sarri. Milik scomodo a Napoli. Barella e Sensi insieme risorsa di Conte. Douglas Costa giocatore più determinante della A. Di questo e di molto altro – stimolati dalle domande dei lettori di 100° Minuto – abbiamo discusso con Mario Sconcerti.
Sconcerti, alla nazionale manca pochissimo per timbrare l’ammissione a Euro 2020. Dopo le vittorie con Armenia e Finalndia, che nazionale sta nascendo?
«Questa è un’Italia che ha due caratteristiche diverse dal consueto, o perlomeno da quanto visto negli ultimi anni. Anzitutto è una nazionale che gioca come un club, significa che sono calciatori intelligenti, è una cosa che si avverte, è stato bravo Mancini. La seconda cosa è che questi calciatori rappresentano realmente il meglio del nostro movimento».
Spiegaci.
«Bisogna porsi questa domanda: con che squadre di club perderebbe questa nazionale? Forse solo con la Juventus. In Inghilterra ora è diverso. La nazionale inglese, per dire, perderebbe con a dir poco 3-4 squadre di Premier League».
Chi ti ha impressionato?
«E’ chiaro che Sensi è un giocatore che sta finalmente crescendo, mi pare abbia molto del predestinato. Ma se devo farti un nome ciò che mi è piaciuto ancora è stato Acerbi, perché è chiaro che è stato un acquisto vero e proprio. Mentre Romagnoli ha più doti ma pure più difficoltà a fare il Chiellini, mi pare che Acerbi sia perfetto in quel ruolo».
Sono già due d’anni che gioca a livelli molto alti.
«Hai ragione. Al di là di ciò che ha passato a livello di salute personale, credo non gli abbia fatto bene arrivare al Milan in questo modo presto. Ha lasciato pensare che non fosse pronto per certi livelli, viceversa non era pronto in quel momento. E alla Lazio lo sta dimostrando chiaramente».
Sensi e Barella insieme. Possono funzionare pure in chiave Inter?
«Certo, Conte lo sa molto bene, fanno le mezzali accanto a un fantasista come succede nell’Inter. Bisogna vedere se loro due sono meglio di Khedira e Matuidi o di Castrovilli e Badelj. Mi spiego: loro sono buoni, con tutta probabilità grandi calciatori. È necessario capire che cosa aggiungono. Se gioca Barella, nell’Inter, devi togliere Vecino, che è ad ogni modo un ottimo giocatore. E’ questione di equilibri».
Che tipo di campionato dobbiamo aspettarci dopo due giornate falsate dal mercato?
«Mi aspetto molto da tutti i nuovi che devono tuttavia giocare. Da Ribery a Rabiot a Rebic, forse Llorente o Verdi e tutti glialtri che non abbiamo tuttavia visto in azione. Sono tutte armi agli ordini degli allenatori per fare bello il campionato. In sostanza ci si deve attendere più verità. Inizia un calcio continuo, inizia il calcio vero».
A Napoli sognano con la coppia Lozano-Llorente. Milik è stato dimenticato da tutti.
«Guarda, la mia impressione è che Milik abbia litigato con la società. E’ passato da essere «più completo di Icardi», come disse Ancelotti, a fare la riserva di Llorente. Insomma, un bel salto. Bisogna vedere come verrà recuperato, perché parliamo ad ogni modo di un centravanti fortissimo».
Che Juventus ti aspetti?
Sempre con Ronaldo e Higuain. Senza dimenticare che Douglas Costa ora è il miglior giocatore in Italia, il più determinante».
E da Sarri cosa ti aspetti?
«Mi suscita parecchia curiosità di vedere se Sarri cambierà qualcuno o meno. La complicazione è sempre quello: ha ventidue-ventritre grandi calciatori, ma sta giocando con la vecchia Juventus. Ecco, penso che dal prossimo week end comincio il campionato di Sarri. Contro il Napoli ho visto per un’adesso una grande Juve, in seguito mi è parsa confusa, come se non avesse assimilato tutta la lezione di Sarri, pure se questo è prevedibile»
Sabato alla ripresa ci sta Fiorentina-Juventus.
«Da tifoso viola per la Fiorentina di ora avrei preferito il Lecce o il Brescia. Da tifoso ho poche speranze in merito alla partita, ci sta troppa disparità, pure se comincio ad avere più fiducia nella Fiorentina. Noi – dico noi fiorentini – abbiamo bisogno dell’affermazione di Castrovilli: mi è graditissimo, ha qualche cosa di diverso e ha un cambio di passo che serve».
Qual è il valore aggiunto di Commisso?
«Credo la praticità, cioè la fretta con cui si è mosso. Ha un vantaggio, ha settant’anni. La fretta che ti mette l’età unita alla praticità americana: ne avevamo bisogno».
Image:Getty
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