Il lungomare di Napoli e la vista da Piazzale Michelangelo su Firenze sono sicuro scenari mozzafiato. Molto diversi, soprattutto se abituati alla dinamicità di una metropoli come Londra o al dna bavarese di Monaco. Eppure, non è (solo) grazie al panorama che Fernando Llorente e Franck Ribery hanno scelto l’Italia per tornare – o protrarre, scegliete voi – ad essere protagonisti. Lo sbarco nel Belpaese è stato un alternarsi di euforia e tranquillità. Da una parte, specie a Firenze, l’entusiasmo dei tifosi, in visibilio per uno che, in bacheca, vanta pure una Champions. La stessa Champions solamente sfiorata da Llorente, vice-campione d’Europa il campionato scorso con il Tottenham. Dopo la delusione, la voglia di rimettersi in gioco. Per entrambi, un’intera estate a lavorare da soli e attendere la chiamata giusta.
CHE IMPATTO – No, non era tuttavia tempo di cercare ricche offerte in Oriente o in MLS. Desiderio e certezza erano quelli di poter essere tuttavia interpreti di spicco nei club che furono di Maradona e Batistuta. Da una parte, il sogno Scudetto. Dall’altra, l’obbligo di rialzarsi dopo un’annata in cui è stata sfiorata la Serie B. Le risposte, ma, arrivano sempre e solo dal campo. E le prime sono sicuro confortanti. Gol contro il Liverpool e doppietta decisiva contro il Lecce per Fernando. Prestazione da campione contro la Juve e gol da fuoriclasse all’Atalanta per il francese: un sinistro subito che ha beffato Gollini. A ciò si aggiungono il duro lavoro, l’umiltà e l’aiuto verso i compagni più giovani, le luci delle ribalte tenute a debita distanza e un italiano parlato perfettamente da entrambi.
CHE LISTA – L’Italia, di nuovo, si rivela un torneo adatto agli over-30. Sia chiaro, i giovani sono e devono essere protagonisti. Ma guai a dare per finiti quegli over-30 che fanno dell’esperienza – unita a grande classe e voglia tuttavia intatta – ingredienti chiave del finale di carriera. È il caso degli ex svincolati Ribery e Llorente, con lo spagnolo etichettato nella fase iniziale pure come ‘Piano B’ a Icardi. Ma vale pure per molti altri. Lo ha mostrato Quagliarella la scorsa stagione. Lo mostrano, pure in questo anno, la freddezza nell’area piccola di Caputo (33), gli uomini gol Kolarov (33) e Miguel Veloso (33) e le certezza Criscito (32), Romulo (32) e Bruno Alves (37). Ben vengano i giovani e il coraggio di farli giustamente giocare. Ma guai a dare troppo presto per spacciati gli ‘anziani’ del nostro calcio…
Image:Getty
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