Con Di Lorenzo preferito a Ghoulam sul lato mancino e Younes riabilitato e messo per la prima volta sul terreno di gioco dall’inizio. Per non dire di Milik, il fantasma del San Paolo che viceversa è ricomparso all’improvviso con due gol. E dopo, nella notte col Verona, che è squadra che sa fare calcio e che a Napoli si presenta con la mente sgombra da pensieri e con la certezza d’una classifica serena. Un Verona che è proprio ciò che ci si poteva pure attendere. Con un pressing alto, davanti alle stelle e la circolazione del pallone veloce come il vento. Effettivamente, in questo modo se l’aspettava, il Napoli, ma lo stesso l’ha sofferto. Sì, un inizio incoraggiante per i giovanotti di Ancelotti bisognosi d’una partita buona e del migliore risultato dopo settimane di tribolazioni e critiche e malumori interni, ma la cosa dura poco. Perché dopo il Verona ruba palla e idee a chi sta dall’altra parte. Gioca a diverte pure. In maggior misura, dà la sensazione di poter fare gol come forse prima gli era capitato poche volte. E’ libero di mente e sciolto di piede, il Verona.
Il Napoli, viceversa, balbetta calcio. Gioca troppo lentamente per sottrarsi all’asfissiante pressione alla quale Juric richiama sempre i suoi. Cosicché diventano soltanto portatori di illusioni il destro di Allan (8’) e la botta di testa di Di Lorenzo (12’) parati da Silvestri con qualche difficoltà. Illusioni. Perché dopo per quasi mezz’a questo punto è solo Verona. E Meret. Sì, perché se il Verona non fa gol è solo per merito del portiere azzurro, che in una manciata di secondi (fra il 19’ e il 20’) fa il fenomeno tre volte. Tre tiri uno di fila all’altro di Lazovic, Pessina e Stepinski e tre volte senza interruzione Meret para, si rialza e para tuttavia diventando il salvatore della patria azzurra. Prende palla e riparte con ferocia e in forze, il Verona, al quale, tuttavia, dopo lunghi sforzi manca sempre la stessa cosa: qualcuno là dinanzi capace di farsi rispettare veramente. E allora… e allora, come molte volte succede sui campi di pallone, il copione cambia.
Estemporaneamente arriva la sorpresa. Sarà che il Napoli ritrova un po’ di spazio e un po’ di geometrie, sarà che il Verona si riposa un poco dopo la gran fatica, cert’è gli azzurri trovano la giocata giusta per far gol e ribaltare ogni ragionamento. Inizia Malcuit che da destra cambia gioco e pesca Callejon dall’altra parte; da uno spagnolo a un altro, a Fabian, il quale crossa basso per Milik che questa volta non può proprio sbagliare. Gol. Il primo in questo campionato, il secondo dopo quello appena segnato con la sua nazionale. E’ la dura legge del pallone quella con la quale deve fare i conti il bel Verona che si vede a Fuorigrotta. Dall’altra parte, viceversa, la rete restituisce coraggio e anche certezze al Napoli. Sì, in avvio di secondo tempo Juric prova a cambiar registro là dinanzi. S’affida a Salcedo (per Zaccagni) e dopo pure a Di Carmine (per Stepinski), ma i risultati non sono assai brillanti. E’ che pure il Napoli a questo punto è più compatto, più sicuro di sé, persino più maturo, pure se nel reparto avanzato Younes offre più fumo che arrosto, Milik dopo la rete si vede poco e il figliuol prodigo Insigne vive più di isolate invenzioni che di una presenza stabile sul campo.
Ma nonostante tutto, il Napoli a questo punto ci sta. E non è neanche tanto un caso che raddoppi. Con Milik, si capisce. Con il suo centravanti ritrovato che in area di rigore riporta muscoli e potenza. Ma pure rapidità e furbizia. Come allorchè su suggerimento di Insigne su una palla fredda, anticipa tutti e fa un altro gol attaccando il primo palo. Gol complicato che tuttavia lui rende semplice. Gol assai importante perché libera in maniera definitiva il Napoli da ogni paura. E che forse, in un caldo e tardo pomeriggio che s’era messo anche male, dà il via a un nuovo segmento di stagione. Quello fatto di qualche esperimento in meno e qualche certezza in più. Di messa al bando delle rivoluzioni di Ancelotti. Di un calcio più semplice e lineare. E, perché no, di tolleranza zero verso di quei giovanotti che si prendono troppe libertà e magari pure qualche confidenza di troppo con l’allenatore e che per punizione finiscono in tribuna.
Napoli padrone del campo, dunque, nella seconda frazione di gara. Allorchè ci sta posto pure per Zielinski (per Younes (è ovvio) e dopo per Merterns che dà il cambio a Insigne e Llorente che permette a Milik di raccogliere, finalmente, l’ovazione dello stadio intero. E proprio Llorente e Mertens vanno a un nulla dal terzo gol. Ma lo spagnolo si fa parare il tentativo da Silvestri, mentre è il palo – il quarto di stagione – a negare a Ciruzzo l’aggancio a Maradona nella classifica dei bomber d’ogni tempo. Peccato. Sarà per un’altra volta.
IL TABELLINO
Napoli-Hellas Verona 2-0 (primo tempo 1-0)
Marcatori: 37′ pt e 22′ st Milik
Assist: 37′ pt Fabian, 22′ st Insigne
NAPOLI (4-4-2): Meret; Malcuit, Manolas, Koulibaly, Di Lorenzo; Callejon, Allan, Fabian, Insigne (31′ st Mertens); Milik (36′ st Llorente), Younes (20′ st Zielinski) . A direttore sportivo. Ospina, Karnezis, Luperto, Tonelli, Ghoulam, Mario Rui, Elmas, Gaetano. All. Ancelotti
HELLAS VERONA (3-4-2-1): Silvestri; Rrahmani, Kumbulla, Gunter; Faraoni, Veloso, Amrabat (36′ st Tutino), Lazovic; Pessina, Zaccagni (7′ st Salcedo); Stepinski (15′ st Di Carmine). A direttore sportivo. Berardi, Vitale, Henderson, Verre, Bocchetti, Danzi, Dawidowicz, Empereur, Adjapong. All. Juric
Arbitro: Piccinini di Forlì
Ammoniti: 4 ‘ pt Koulibaly (N), 15′ pt Lazovic (V), 9′ st Gunter (V), 21′ st Faraoni, 38′ st Zielinski (N), 46’ st Mertens
Image:Getty
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