Non è un momento facile per la Napoli del calcio. Dal settimo posto in classifica e le quattro partite consecutive senza vittoria (cinque con il pareggio interno contro il Salisburgo in Champions) alla rivolta dello spogliatoio e lo scontro con la proprietà azzurra. Ancelotti sulla graticola, ma la crisi che stanno vivendo i partenopei ha un volto ben definito: quello di Lorenzo Insigne, capitano e simbolo del Napoli, mai come adesso in rotta con il contesto azzurro. Rapporto ora mai logoro nella sua totalità, dalla società fino alla tifoseria, e che potrebbe portare presto a una clamorosa separazione, questa volta definitiva.
‘SCOMODO A NAPOLI’ – I problemi fra Insigne e il Napoli non sono nuovi ma partono da lontano e hanno un comun denominatore: il complicato rapporto fra la punta e il patron Aurelio De Laurentiis. Le scintille nel corso degli altri fra i due sono state numerose e molte volte dai toni accesi, ultima quella dello scorso ottobre in cui DeLa non ha usato mezzi termini: “Deve comprendere da grande cosa vorrebbe avere fare, perché ha sempre avuto un atteggiamento di scomodità a Napoli“. Una parola non casuale quella scelta dal portiere azzurro e che si ricollega a diversi episodi degli ultimi anni, di campo ed extra campo. Essere il volto, il simbolo della napoletanità ha molte volte esposto a pressioni che Insigne ha faticato a gestire, sfociando in episodi di insofferenza: verso di allenatori, come accaduto prima con Sarri e in seguito con Ancelotti per cambi ed esclusioni non gradite (situazioni in seguito ricomposte in tempi brevi); verso dei tifosi che non gli hanno risparmiato pesanti critiche e fischi nei momenti di appannamento e che, in parte, non avrebbe visto di cattivo occhio un suo addio; verso della società, che non lo avrebbe adeguatamente tutelato proprio verso di critiche e pressioni. I perché del difficile rapporto con i tifosi, in seguito, meritano un approfondimento particolare. Sulla scia della scomodità citata da De Laurentiis, i tifosi hanno molte volte accusato Insigne di anteporre interessi personali all’attaccamento al Napoli: sia per questioni contrattuali, con la querelle del rinnovo e lo spettro dell’interesse delle big europee per l’assistito di Raiola (Liverpool e PSG per citarne alcune), sia per le piccate risposte alle critiche ricevute. Non è andato giù poi il fatto che Lorenzo sia stato con Allan e altri uno dei capi della rivolta dello spogliatoio dopo il pari interno con il Salisburgo, ultimo episodio di rottura.
ADDIO POSSIBILE – E allora ci si interroga su quale possa essere il futuro di Insigne, perché il saluto alla società nella quale è cresciuto e ha approcciato il mondo del calcio è un’opzione più che mai plausibile, con il patron De Laurentiis intenzionato a rivoluzionare lo spogliatoio dopo gli ultimi accadimenti. Plausibile, ma non certo perché ai fattori ambientali e comportamentali subentrano le normali logiche di mercato che vogliono il 24 azzurro un pezzo pregiato ma di difficile collocazione. Se DeLa valuta la possibilità di privarsi del proprio capitano alla fine dell’anno, considerati pure i 29 anni da compiere il prossimo giugno e l’accordo quasi scaduto nel 2022, non ha come scopo per tale motivo di abbassare più di tanto le proprie pretese economiche per il suo cartellino: lontani gli oltre 100 milioni di euro pretesi negli ultimi anni, difficile immaginare che le richieste possano ad ogni modo scendere sotto i 65-70 milioni. Una cifra importante, alla quale in seguito andrebbero aggiunti gli come minimo 5 milioni netti a stagione d’ingaggio da corrispondere a Insigne. La situazione è certo cambiata, se solo due anni fa De Laurentiis minacciava Raiola (“Se vorrebbe avere vendere Lorenzo deve passare sul mio cadavere”) adesso sarebbe disposto a privarsi del centravanti a condizioni favorevoli, quel che è da comprendere è se le big europee siano tuttavia intenzionate a compiere uno sforzo economico tanto grande per Insigne, adesso più che mai ‘sacrificabile’ per il Napoli.
@Albri_Fede90
Image:Getty
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