Tutto come nelle previsioni allorchè il Napoli mette piede sul terreno di gioco. Come pure all’arrivo a Fuorigrotta sotto una pioggia fredda come l’accoglienza, pure dagli spalti piovono fischi di dissenso e malumore. Se l’aspettavano i giovanotti di Ancelotti, ma dal prato non ci sono proteste o neppure sguardi di partita da parte di nessuno. Li devono accettare, quei fischi, gli azzurri (pure se non sono pochi, adesso, quelli che hanno capito di averla fatta grossa negando autorità al club e autorevolezza all’allenatore) e rimandano la replica a allorchè si farà sul serio, a allorchè sarà partita, insomma. Già, ma chi scommette su un Napoli dannato, feroce, pieno di grinta e voglia di ricacciare in gola alla gente accuse ed improperi perde la sua scommessa. Intendiamoci, non è che il Napoli non prenda iniziative, non cerchi la soluzione contento e risolutiva, ma prosegue a farlo con mollezza, senza lucidità. Come minimo, non quella che servirebbe per mortificare un Genoa, sì attento, sì raccolto in attesa di qualche suggerimento contento a Pinamonti o Pandev, ma pure accorto a non scoprirsi. A non correre il rischio troppo, insomma. Del resto questo lo dice anche la lettura della formazione: densa densa a centrocampo e – partito per la Coppa d’Africa Kouame – affidata là dinanzi solo ad un ventenne, seppur bravo, con l’aggiunta del veterano Pandev. Dall’altra parte, viceversa, perduto all’ultimo momento Milik per un accidente muscolare, Ancelotti non ci deve pensar troppo per rimettere insieme Mertens e Lozano. Di conseguenza l’unica vera scelta dell’allenatore azzurro è il rispolverato Hysaj invece di Rui. Un destro, un altro destro, messo sul lato mancino per rimediare ai malanni di Ghoulam e alle incertezze di Mario Rui, appunto. Ma non possono essere certo queste la ragioni che negano al Napoli un calcio ampio, rapido, capace di intimidire seriamente chi gli sta frontalmente. No, l’impressione è che la banda di Ancelotti senta come una catena tutto ciò che è successo in settimana; che sia vittima dei suoi errori e che abbia nella testa solo paure e confusione e fantasmi d’un futuro ora incerto.
E il Genoa? Il Genoa ringrazia perché non fatica troppo a tenere a bada il Napoli e saltuariamente prova pure ad approfittare di ciò che gli permettono gli azzurri. Il campo, insomma, non regala che rarissime emozioni. Certo, Insigne fa gol appena dopo il pronti via, ma un fuorigioco di Lozano gli rovina subito la festa. Un brivido. Un brividino e nulla più. Sì, due di tiri (8’ e 16’) di Zielinski da lontano e un’opportunità (24’) confusa e mancata per gli errori, in alternanza rapida, di Callejon, Mertens e Lozano, ma può accontentasi di questo chi il Napoli se l’aspettava feroce e vendicativo dopo tutto ciò che ha combinato ed ha ingoiato? No. E difatti il San Paolo è impietoso allorchè la squadra va via a fine primo tempo. Pure perché poco dopo la mezz’adesso (31’, per la precisione), rischia parecchio la squadra di casa: Agudelo ruba palla a Ruiz a metà campo e se ne va verso la porta; non è egoista il colombiano di vent’anni e passa a Pandev in posizione di bomber che non può fallire. E viceversa Pandev zappa irrimediabilmente: alza una zolla e con la zolla pure il pallone. Una cosa che non si può vedere e il Napoli si salva.
In questo modo non va, il Napoli. Ma don Carlo crede nella formazione messa sul terreno di gioco. Ai suoi chiede – con tutta probabilità – solo un palleggio più veloce e più suggerimenti verticali. Ma allorchè s’accorge che il tran tran dei suoi è sempre lo stesso prova a cambiare qualche cosa là dinanzi. Fuori Callejon e dentro Llorente. Muscoli e centimetri, ora, al centro all’area di rigore e più spavalderia. Ma se il match cambia ritmo è solo perché il Napoli s’allunga. E questo vuol dire che per lui aumentano pure rischi. Pure grossi, pure grossissimi. Come quello (62’) che gli arriva addosso (62’) allorchè Agudelo, tuttavia lui, fa ciò che vorrebbe avere sul suo lato e pesca dall’altra Pinamonti per un gol facile facile. Ma su quel pallone calciato da due metri e forse meno arriva chissà come Koulibaly che salva tutti. Che opportunità per il Genoa. E che paura per il Napoli, che dopo un sinistro di Ruiz e un destro di Mertens, entrambi parati, per non correre il rischio oltre misura s’aggiusta un poco a centrocampo: dentro Elmas e fuori il capitano. E quei venti metri che ci sono dal campo alla panchina per Insigne diventano una sofferenza. Fischi ed improperi a sancire un addio nell’aria già da tempo, insomma.
Nulla da fare. Il Napoli va avanti solo con la forza della disperazione e gli ultimi minuti li gioca con il cuore in gola. Tant’ è che pure lo stadio che la squadra l’ha trattata freddamente per tutta il match s’appassiona. Ma ciò che il Napoli raccoglie, l’unica cosa seria, è un colpo di testa di Elmas su cross di Lozano dalla destra (86’) che Radu ricaccia fuori della porta allorchè il pallone ha superato la linea per tre quarti. Solo per tre quarti. E su quei quattro o cinque centimetri affondano le speranze azzurre. Su quei quattro o cinque centimetri si raccolgono, viceversa, i fischi finali della gente. Parecchi. Tantissimi. Come da tempo al San Paolo non si ricordava.
Adesso ci sta la sosta. Dopo ci saranno il Milan e il Liverpool entrambi in trasferta. E allora guai a sbagliare tuttavia, perché qualcuno fra dicembre e gennaio potrebbe già pagare.
IL TABELLINO
Napoli-Genoa 0-0
NAPOLI (4-4-2): Ospina, Di Lorenzo, Maksimovic, Koulibaly, Hysaj (41′ st Luperto), Callejon (15′ st Llorente), Fabian, Zielinski, Insigne (21′ st Elmas), Lozano, Mertens. Agli ordini: Meret, Karnezis, Tonelli, Mario Rui, Gaetano, Younes. All.: Ancelotti
GENOA (3-4-3): Radu; Pajac, Romero, Zapata; Ankersen, Lerager, Schone, Cassata (43′ st Radovanovic); Pandev (35′ st Cleonise), Pinamonti, Agudelo (49′ st Ghiglione). Agli ordini: Marchetti, Jandrei, Barreca, Goldaniga, Sanabria, Gumus, El Yamiq, Biraschi, Jagiello. All.: Thiago Motta.
Arbitro: Calvarese di Teramo
Ammoniti: 15′ pt Schone, 24′ st Cassata, 36′ st Llorente, 38′ st Cleonise, 40′ st Lerager
Image:Getty
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