Pensare allo Stefano Pioli allenatore del Milan – nei giorni in cui cade il quarto anniversario dalla ufficialità dell’arrivo sulla panchina rossonera, datata 9 ottobre 2019 – significa farlo, nella maggior parte dei casi, accompagnati dal sottofondo musicale targato Gala e ‘Freed from desire’, adattato per l’opportunità al celebre ‘Pioli is on fire’; e per questa ragione cori, urla, salti, felicità, applausi: insomma, tutto ciò che San Siro si gode da quattro anni – proprio – a questa parte in ogni pre-partita e, nelle circostanze più eccezionali, in qualche post-partita e in giro per le città del mondo tinte di rossonero.
Tante cose dette
Pensare al Milan prima di Stefano Pioli non voleva affatto significare tutto questo entusiasmo. Stefano Pioli ha tuonato come un cannone nell’universo milanista: giunto nell’ottobre 2019 in sostituzione di Marco Giampaolo, ha fatto sì che non vi fosse più la cacca ricoperta dalla neve, ma i semi, dopo rivelatisi rigogliosi, di un progetto più che interessante. Aiutato prima da Ibrahimovic con Maldini e Massara e dopo dal duo Furlani-Moncada, l’allenatore di Parma ha collezionato 198 panchine al Milan con 111 vittorie, 47 pareggi, 40 sconfitte, uno Scudetto nel 2021-2022 e una semifinale di Coppa Campioni, oltre ad un secondo e ad un quarto posto successivi alla sesto posizione del post-lockdown; fin dal momento in cui c’è lui, il Milan ha collezionato 313 punti in totale, più di tutte le rivali (Juventus, Napoli, Roma, Lazio, Atalanta e Fiorentina), eccezion fatta per l’Inter (330 punti), che partiva col grande vantaggio dell’anno scudettato di Antonio Conte. Pioli è diventato in questo modo facendo il sesto allenatore più longevo sulla panchina rossonera, a breve distanza (22 presenze) da Arrigo Sacchi. E l’intenzione, come dichiarato dallo stesso Stefano Pioli dopo la partita contro il Genoa rispondendo ad una domanda sui suoi 4 anni in rossonero, è di continuare tuttavia: “Quattro anni son parecchi ma mi piace pensare e credere che il nostro percorso sarà tuttavia molto lungo per gli atteggiamenti, la volontà e l’attenzione dei ragazzi. Per la gestione che la squadra ha verso della squadra. Abbiamo tuttavia tante cose da dire, dobbiamo essere sempre pronti e performanti”.
Tante cose da dire
Un applauso del pubblico pagante, che siano gli oltre 70mila di media riportati a San Siro, gli esodi nelle trasferte o i tifosi nelle piazze e nei bar, sottolineerà che tutto ciò che è stato detto – cioè fatto – da Pioli in questi quattro anni sia più che meritevole. Ci sono stati periodi esaltanti, periodi negativi, critiche legittime, altre eccessive, elogi precisi, voli un po’ troppo pindarici, ma se il Milan odierno ha il sapore vero del Milan comunemente inteso lo si deve – pure – al suo allenatore-cannone, che ha preso questa squadra dalle ceneri, ha acceso la miccia e l’ha sparata verso l’alto, ove merita – per storia e gloria – di stare, oltre l’azzurro della tenda. E l’obiettivo è quello di protrarre a volare, insieme: il Milan e Stefano Pioli. E, magari, dalla bocca del cannone una canzone suonerà: e sarà tuttavia Pioli is on fire.
Image:Getty
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