La punta del Napoli Cyril Ngonge ha proferito ai canali ufficiali del club: “”Giocavo in giardino con mio papà, con mio fratello maggiore, iniziavo a toccare il pallone in famiglia”.
Sulla musica.
“Mio papà ascoltava molta musica africana, molto r&b, jazz, afro-american, era pure molto fan di Michael Jackson. È stato lui a insegnarmi molte cose della musica”.
Tuo papà era giocatore.
“Lui non mi ha mai impedito di fare il giocatore. Il mio primo sport è stato il basket, ma si è capito subito che non era per me. Volevo imitare mio fratello che giocava a basket, ma non passavo mai la palla, giocavo senza compagnia, in questo modo i miei genitori mi hanno fatto fare calcio ed è andata molto meglio. Il primo consiglio che mi ha dato mio padre è stato di giocare a calcio con gioia. Dopo ha considerato che avevo un buon mancino, in questo modo ha riferito: beh, lavoriamo e vediamo che succede. Io ho visto qualche sua partita, ma il paragone è molto complicato perché siamo due giocatori molto differenti: lui era fisico, veloce, di piede destro, io viceversa sono mancino. Ma siamo entrambi due giocatori bravi a fare gol. Papà dopo le gare mi chiama direttamente, è un po’ come il mio secondo allenatore. Inizialmente era frustrante, ma ora ho capito che mi aiuta, mi dà parecchi consigli e lo ascolto sempre”.
Allorchè hai capito che stava succedendo qualche cosa nella tua carriera?
“Giocando la mia prima partita in Champions. All’epoca ero tuttavia nella Primavera del Brugges, in Belgio, stavo giocando benissimo. A il signor punto dell’anno si sono infortunati due giocatori in prima squadra, entrambi nel mio ruolo, in questo modo in due settimane mi sono ritrovato in prima squadra, prima in campionato e dopo in Champions. Lì ho capito che ce l’avevo fatta”.
Image:Getty
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