Pasquale Mazzocchi, terzino della Salernitana, ha rilasciato una conversazione a StarCasinò Sport, in cui ha ripercorso le tappe iniziali della sua carriera: “Allorchè si nasce in quartieri difficili si fa un po’ fatica, ma simultaneamente si è pure fortunati: dentro di te senti crescere quella fame che in caso contrario si farebbe fatica ad avere. Sotto certi aspetti mi sento pure un po’ fortunato”.
Che consiglio si sente di dare ai giovani?
“Bisogna essere ossessionati, perché è l’ossessione, e cioè la forza di non mollare mai, che molte volte ti salva nei momenti di difficoltà in cui pensi di lasciare tutto e tornare a casa. È tutta una questione di mentalità. Allorchè sei nelle categorie minori, che sono molto difficili, nelle giornate più negative il mio punto di riferimento è sempre stato la mia famiglia che, in questo, mi ha aiutato tanto, in maggior misura i miei due fratelli maggiori. Ma pure il mio allenatore d’infanzia, Giuseppe Araimo, e altri come Serse Cosmi e Davide Nicola”.
Che cosa ha rappresentato la salvezza con la Salernitana?
“Siamo stati tutti bravi a credere in quella impresa storica, dal primo all’ultimo. Ci sono state moltissime emozioni, sia positive che negative. Abbiamo fatto un viaggio straordinario che verrà ricordato negli anni a venire”.
Che emozione ha provato alla prima convocazione e all’esordio in Nazionale?
“Nel mio senza quartiere ci sta stata una festa incredibile, lì ci sono tante persone che mi vogliono bene. In quel momento ho capito di aver fatto qualche cosa di straordinario. Ma la strada è tuttavia lunga e mi sento di voler dare tuttavia tanto al calcio”.
Image:Getty
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