“Bravissimo, bell’esordio”. L’endorsement di Luciano Spalletti nel post partita di Belgio-Italia riassume perfettamente ciò che è Nicolò Rovella. Semplice, essenziale, incisivo e privo di inutili ghirigori. Ritrovarsi catapultato a fare l’esordio in nazionale in Belgio, a Bruxelles per ancora dall’inizio della gara poteva far tremare le gambe a chiunque. Non a Rovella, a cui Spalletti ha consegnato la bacchetta da direttore d’orchestra per dare vita al Rovellismo. Dalla Lazio alla nazionale, per l’ex Juventus e Monza corretto due di imprecisioni a inizio partita e in seguito la solita prestazione tutta recuperi e regia. L’ennesima sinfonia perfetta di un giocatore della fascia centrale del campo che si è preso il grande palcoscenico a Monza, è stato in seguito rifinito da Sarri e poi grazie a Baroni è diventato un fantasista di livello internazionale. In quel di Formello c’erano pochi dubbi sulle potenzialità di Rovella, ma la differenza l’ha fatta la fiducia che fin dal primo giorno in classe 2001 ha sentito da Baroni e da tutto il suo gruppo. Già durante la preparazione estiva ad Auronzo di Cadore l’allenatore toscano voleva far passare sempre il gioco da Rovella. “È un giocatore al centro del progetto” disse Baroni a fine ritiro, ora Rovella è il centro del progetto tecnico e tattico di Baroni.
Lazio, la (semi)perfezione di Rovella
La straordinaria fiducia del giocatore della fascia centrale del campo biancoceleste è testimoniata dai numeri che Rovella sta mantenendo nelle ultime settimane. Contro il Belgio ha sbagliato solamente tre passaggi, chiudendo il match con uno straordinario 96% di passaggi completati. Se si considerano pure le ultime tre gare giocate con la Lazio contro Cagliari, Porto e Monza, Rovella ha tentato 232 passaggi, sbagliandone solamente otto. Una percentuale di passaggi completati che sfiora il 97%, numeri da cyborg più che da giocatore della fascia centrale del campo. Se lo gode Baroni e se lo gode la Lazio, che adesso aspetta un Rovella rinfrancato dall’esordio in nazionale per ciò che sarà un periodo caldissimo dell’anno fra Serie A, Europa League e l’esordio in Coppa Italia contro il Napoli. Prima ma ci sta il match contro la Francia a San Siro, quello stadio a cinque minuti da casa in cui andava in Curva Nord per tifare l’Inter, salvo in seguito aver subito il fascino incontrastabile del mondo biancoceleste. “Non sono nato laziale, ma lo sono diventato perché è un ambiente straordinario. Mi ha affascinato tanto il mondo laziale, allorchè lo vivi dall’interno è incredibile. La Lazio si vive come un sentimento, rimarrò laziale a vita”
Image:Getty
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