Guglielmo, per gli amici Willy, Stendardo da Napoli, professione giocatore, avvocato e… professore universitario! Non è uno scherzo, ma l’incredibile vita del 38enne ex difensore fra le altre di Juventus, Lazio e Atalanta: un uomo abituato a dare tutto sia sul terreno di gioco che nella propria esistenza, riuscendo a conquistare contemporaneamente tre traguardi che qualcuno non riesce a realizzare nemmeno singolarmente.
IL PIU’ GIOVANE DEB DELLA STORIA DEL NAPOLI E IL VIZIO DEL GOL – Nato in una famiglia di sportivi, tanto che pure il fratello Mariano intraprende la carriera di giocatore, cresce nel Napoli, squadra della sua città, con la quale esordisce in Serie A diventando il di età più bassa debuttante nella competizione principale italiana della storia del club del napoli, all’età di 17 anni e 10 giorni. L’anno seguente si trasferisce a Genova, nella Sampdoria, ove gioca per cinque stagioni in Serie B, prima di passare alla Salernitana, al Catania e al Perugia, sempre in cadetteria. Qui si afferma come difensore roccioso e di grande temperamento, in grado di andare molte volte in rete grazie al fisico da corazziere, 190 centimetri per 89 chilogrammi.
LAZIO, JUVE, LECCE E I LITIGI CON GLI ALLENATORI – In seguito al fallimento del Perugia di Gaucci passa alla Lazio, tornando in Serie A dopo sette anni: dopo due buone stagioni litiga con l’allenatore Delio Rossi e viene messo fuori rosa. Ma chiusa una porta, si apre un portone: nel gennaio del 2008 Stendardo passa alla Juve, che lo rileva a titolo temporaneo con riscatto a una cifra molto alta, 12 milioni. Le sue buone prestazioni convincono i dirigenti bianconeri a trattare con il patron capitolino Lotito per il riscatto a un prezzo inferiore ma, non raggiungendo l’accordo, ritorna a Roma, prima di passare a titolo temporaneo per un anno al Lecce. L’anno seguente torna di nuovo alla Lazio, ove viene messo fuori squadra dal nuovo allenatore Davide Ballardini: grazie alla riconciliazione con la società e all’arrivo del nuovo tecnico Edy Reja riesce a riconquistarsi posto in organico, prima di perderlo in maniera definitiva nelle due stagioni che seguono.
ATALANTA DA RECORD E PESCARA – Un Reja che ritroverà nella sua esperienza a Bergamo, con la casacca dell’Atalanta, ove rimane per tre stagioni, arrivando a quota 120 gare e 7 gol con la casacca del club bergamasco, prima di litigare da capo con l’allenatore goriziano e trasferirsi in questo modo al Pescara, ove gioca per un anno prima di dire addio al calcio, nel febbraio del 2019, a 37 anni non tuttavia compiuti.
AVVOCATO, PROFESSORE UNIVERSITARIO E… CALCIATORE! – Ma è proprio qui che arriva il bello: laureatosi in giurisprudenza mentre tuttavia giocava, fra Roma e Bergamo, tanto da far arrabbiare il suo allenatore Colantuono ai tempi dell’Atalanta per una partita saltata a causa di un esame, diventa inoltre un docente universitario di Diritto dello Sport, vicino del professor Lubrano alla Luiss, ateneo universitario privato di Roma. Le sue parole: “E’ un piacere trasmettere agli altri ciò che hai appreso negli anni, ma il mio scopo principale è quello di tutelare i diritti del giocatore a 360 gradi, perché ho vissuto la vita dello spogliatoio e so cosa significa. Il calcio è una breve parentesi, in seguito la vita prosegue e bisogna farsi trovare pronti”. Nel dicembre scorso è inoltre ritornato pure al calcio giocato, sempre con la Luiss, che ha una formazione militante nella Promozione laziale. Per non farsi mancare niente, come Willy ha da lunghissimo tempo abituato.
@AleDigio89
Image:Getty
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