Non è che sia una sorpresa in sé vedere l’Inter avete un gioco sideralmente migliore di tutte le altre. Due anni fa era stato in questo modo pure se non fu sufficiente per lo scudetto, l’anno scorso fu ottimo in maggior misura in Champions ma è ovvio che quello del Napoli in campionato fu irraggiungibile, questa stagione è la naturale conseguenza di un fiume carsico che arriva dal corso di 2 anni, e non dalla somma algebrica dei talenti nel calciomercato (davanti ricordatevi come dopo lunghi sforzi della sessione dell’Inter si evidenziassero le lacune rispetto alle sessioni delle altre, su tutte del Milan).
E dunque non è che sorprenda più di tanto che l’Inter abbia polverizzato la Roma sul piano del gioco, per quanto a Mourinho bisogna riconoscere l’assenza di mezza squadra titolare e i 2 giorni in meno di riposo – sufficienti a spiegare una prestazione in tono minore con tutto ciò, ma non a fare accettare il non gioco dei giallorossi che nei primi 45 minuti non sono stati capaci di imbastire una azione costruita che fosse una.
Fin qui tutto lineare e comprensibile, ma la novità è stata vedere l’Inter martellare per 90 minuti. Qualche altra volta in verità era successo, vedi Benfica, ma risalta come davvero la squadra sia stata instancabile nel volere stendere l’avversario. E più che un dettaglio atletico o tecnico, pare più un aspetto psicologico, una componente di determinazione.
È importante ricordare come la rete sia giunto solo all’80’, e dunque nulla ancora facile che l’Inter si affievolisse poco a poco che i suoi attacchi venivano frustrati, tanto più che per quanto la Roma giochi male sicuramente tuttavia difenda molto bene, e insomma ci sta che la tua volontà venga infiacchita.
L’Inter viceversa non si è fermata neppure dopo il vantaggio, eppure mancavano solo 10 minuti.
Opportuno, rimane la complicazione atavico di doversi spolmonare con mille cross e tiri prima di trovare il vantaggio, e quello sì che è un aspetto da migliorare e non sottovalutare.
Ciascun uomo ha la sua spiegazione ma è ovvio che non esiste la formula matematica precisa, sennò tutti la applicherebbero automaticamente e ciao, ma non è che Simone Inzaghi abbia tendenze sadomasochistiche e per tale motivo ci tenga a soffrire.
Si può andare per tentativi: una tesi può essere il fatto che l’Inter per volontà di giocare bene tende sempre a voler trovare la posizione perfetta di tiro, ma questo porta a effettuare un passaggio di troppo e più specificatamente molte volte a restare troppo e in troppi al limite dell’area, tendendo a sfondare di meno negli ultimi 16 metri.
Image:Getty
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