Zeman torna a parlare, e non usa come al consueto giri di parole. In un colloquio rilasciata a Il Messaggero il boemo mette nel mirino Fonseca, Pallotta e il mondo del pallone italiano. Ecco le sue parole
Sarri è già in testa: ha fatto prima del previsto?
“È bravo. Pure se dopo alla Juve hanno vinto tutti. Si è adattato ai calciatori. A me piace. Non è ma più quello di Napoli”.
Sarri e Conte, con chi sta?
“Sarri, ma di Napoli. Non penso che a Torino, ma, rinunci al suo credo. Ci vorrebbe avere più tempo. Chiede di giocare a un tocco e bisogna conseguentemente apprendere il resto. Come muoversi sul terreno di gioco”.
Non conosce Fonseca: ha capito come vuol far giocare la Roma?
“No. Dal vivo sono andato all’Olimpico solo per la sfida contro l’Atalanta. Non ho visto il calcio offensivo e aggressivo. Parlare è un conto, dopo mettere praticamente sempre un altro. E l’Ucraina, come campionato, non è l’Italia. Lui sta cambiando tanto, pure il sistema di gioco. Allorchè lo ha fatto Di Francesco, in conclusione ha perso il posto”.
Eppure all’inizio è stato accostato proprio a Zeman: che cosa ha fatto un pensiero in quei giorni?
“La solita offesa al mio gioco. Lo dicevano solo perché prendeva troppi gol”.
Perchè la Roma passa da un infortunio all’altro?
“Distintamente i traumi di gioco, la principale causa è la mancanza di preparazione in estate. Dopo tre giorni si gioca, magari in America. Si chiede subito uno scatto. In questo modo ti rompi. Servono quaranta giorni per mettere la base, distribuiti fra lavoro muscolare e organico. Adesso si mischia tutto. E lo stress fisico, prima o dopo, lo paghi”.
Corretto esonerare Giampaolo e Di Francesco?
“No. Ma è sempre in questo modo. Le società li scelgono, ma dopo non gli danno il tempo di lavorare. Il Milan qualche punto l’ha fatto, la Sampdoria è in una situazione più preoccupante. Ma Eusebio se avesse saputo che questa era la situazione non sarebbe andato. Gli hanno ceduto i migliori e tuttavia nella giornata odierna non si sa di chi è la società”.
Quale squadra di serie A è divertente da vedere?
“In Italia nessuna. Inter-Juve è stata una bella partita. Caso isolato. Spero ce ne siano altre. Io guardo il Liverpool. Condivido lo spirito di Klopp. Calcio aggressivo, veloce e di qualità. Loro sì, giocano. Pure lì la sfida inizia sullo 0 a 0, ma le squadre vanno sul terreno di gioco per cambiare il risultato. E vincere. In Premier pure le ultime della classifica ci provano. E capita che battano le prime. Qui, se sei inferiore non giochi. Distintamente il Lecce di Liverani. Vediamo se si salverà”.
La Roma e la Lazio sono in corsa per il quarto posto: quale delle due è favorita?
“Possono riuscirci tutte e due. Adesso Inzaghi ha qualche possibilità in più, essendo a Roma da più anni. La squadra è collaudata. Fonseca tuttavia deve scegliere la formazione e su chi puntare. Ma nella sua rosa ha sicuramente più qualità”.
Crede che Totti e De Rossi, prima o dopo, faranno ritorno alla Roma?
“Penso di sì, ma dovranno esserci le condizioni giuste. Francesco ha dovuto dire basta perché lo utilizzavano solo a scopo pubblicitario. È triste che sia finita in questo modo perché per anni è stata la Roma di Totti. Nella giornata odierna è la Roma di nessuno: il patron non si sa ove sia. Chi la rappresenta? A Francesco auguro di trovare un ruolo in cui riesca a divertirsi e dare il suo contributo. Non lo vedo allenatore. Daniele, viceversa, sì. Ha voglia di farlo”.
Che ne pensa di Zaniolo?
“Ha forza fisica. Ma è metodista. Mezzala destra o sinistra”.
Ha lavorato con il patron Pallotta: a distanza di anni, perchè non è riuscito tuttavia a conquistare la tifoseria?
“Perché ha ceduto i calciatori con cui avrebbe vinto lo scudetto. E facile, con quei campioni”.
La top 11 di Zeman, usando solo i calciatori che ha avuto modo di allenare?
“Lasciamo stare. Come faccio a scegliere come play fra Di Biagio e Verratti?. Ho avuto grandi in ogni ruolo”.
E lo straniero più bravo?
“Stessa risposta: Aldair, Cafu, Boksic e pure altri. Chi prendo?”.
Ci sta un suo ex giocatore che ha fatto una carriera migliore di quanto si aspettasse?
“Tommasi. Non mi aspettavo che diventasse in questo modo forte. Corsa, personalità e intelligenza”.
A 72 anni quale squadra avrebbe voglia di guidare?
“Non i campioni de mondo, ma in un club ove l’allenatore consiglia i calciatori. E a loro insegna. Adesso i presidenti fanno la squadra con i procuratori. Allorchè alla Roma mi mostrarono cinquanta centrali difensivi, in dieci secondi scelsi Marquinhos. E dicono tuttavia che lo hanno preso loro. Lo misi terzino, come Nesta. Allorchè sono giovani, accosto fanno meno danni. Ma avete visto quanto è diventato forte Alessandro. Ora l’altro fa addirittura il mediano al centro Ma sa che cosa fare: allorchè conquista la palla, la appoggia a Verratti”.
Torna sempre ai suoi ragazzi: perché non ricomincia dal settore giovanile?
“A Palermo feci salire sessanta calciatori nel professionismo. Adesso ti impongono gli stranieri. Viene privilegiato il business. Io penso sempre alla prima squadra. E alla Nazionale. Con la Lazio diedi otto calciatori a Sacchi. E con la Roma ho sempre avuto parecchi azzurri”.
Image:Getty
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